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Ipertensione, nemico invisibile


Ci addentriamo oggi in quella parte della medicina che, per la semplicità apparente che sembra lasciar trasparire, rappresenta uno dei fenomeni più difficili da combattere o solamente da affrontare. Stiamo parlando dell’ipertensione arteriosa, letteralmente aumento della tensione con cui il sangue circola attraverso le arterie. In fisica un fluido scorre attraverso un sistema di dotti che a seconda del diametro e della maggiore o minore adattabilità di questo, offrono una certa resistenza al flusso; nel nostro caso il fluido è rappresentato dal sangue arterioso, i dotti delle arterie che, a partire dall’aorte, si ramificano in vasi sempre più piccoli che trasportano il fluido in periferia, fino ai capillari. Se il bilanciamento tra forza con cui il sangue viene spinto e la resistenza opposta delle arterie è ottimale, il sistema funziona a regime e parliamo di normale pressione arteriosa, altrimenti, ai due estremi, avremo l’ipotensione o l’ipertensione. Lo strumento per la misurazione della pressione arteriosa si chiama sfigmomanometro, e i valori normali della pressione arteriosa, secondo le linee guide internazionali, non devono superare i 140 mm/HG per la sistolica e i 90 mm/Hg per la diastolica. Non è questa la sede per parlare in termini specifici dell’ipertensione, però è importante dare le informazioni più adatte e contrastare questa patologia. Pensiamo prima di tutto ai danni che l’ipertensione comporta: è insidiosa, è un nemico invisibile che logora in silenzio le arterie e gli organi che da esse sono irrorati. Tutto questo avviene in tempi lunghissimi, non per questo i danni derivati dall’ipertensione sono meno “spettacolari”: poiché il risultato finale è il danno arterioso, fino talvolta alla rottura, a secondo della zona interessata si avranno manifestazioni patologiche spesso irreversibili.


Che fare allora? Al solito conviene predisporre un decalogo di “buon comportamento” per istruire in modo pratico chi è affetto o è a rischi ipertensione.


1. L’ipertensione è uno dei più importanti fattori di rischio per malattie cardiovascolari.

2. L’ipertensione è una malattia nel 90% dei casi inguaribile, ma che può essere curata con opportune strategie.

3. Spesso la causa va ricercata nel rapporto diretto tra peso corporeo ed elevati valori pressori: è sufficiente perdere il 10% del peso corporeo per ottenere un abbassamento pressorio.

4. Il calo ponderale può essere ottenuto anche con un aumento dell’attività fisica, prediligendo attività aerobiche, cioè di resistenza come corsa, camminata veloce, ciclismo e nuoto; vanno invece evitate le attività di potenza come sollevamento pesi.

5. Esistono molti farmaci antipertensivi, però è importante partire dal presupposto che la terapia costituisce non il punto di partenza, ma il traguardo di un percorso che ha come tappe intermedie quei meccanismi visti in precedenza (calo ponderale, alimentazione corretta, attività fisica).

6. Solo dopo che trascorsi 6 mesi, non si sono normalizzati i valori pressori, si inizia un percorso terapeutico includente anche i farmaci: troppo spesso difatti è stato sufficiente rilevare elevati valori pressori nell’ambulatorio del proprio medico per essere considerati ipertesi e per questo essere subito sottoposti a terapia farmacologica.

7. Questo meccanismo è scorretto sia dal punto di vista medico che da quello comportamentale: nel primo caso si costringe il soggetto iperteso ad assumere una terapia che difficilmente sarà abbandonata nel corso della vita, senza la certezza della reale necessità del supporto farmacologico; il secondo aspetto è strettamente psicologico: somministrando uno o più farmaci a un soggetto che fino al giorno prima si considerava sano, lo si convince che la medicina assunta è risolutiva, e che tutte le alternative non farmacologiche non hanno validità o che non portano a risultati concreti.

8. Quanta attività fisica? “Il più possibile” sarebbe la risposta immediata, ma poiché il “in medio start virtus”, 3-4 volte la settimana costituisce la frequenza ottimale, anche per consentire all’apparato cardiovascolare di mettere in atto quelli adattamenti che potrebbero evitare il ricorso ai farmaci.

9. Impariamo a misurare la pressione arteriosa da soli, senza il condizionamento psicologico esterno, nella tranquillità della propria abitazione, dopo almeno 10 minuti di riposo: saranno rilevati valori più corrispondenti alla realtà.


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